sabato 4 febbraio 2012

Spigolo nord al Sassolungo




Dal libro: "Tra i silenzio delle Pareti" di Giuseppe Frison.
Sollevo la tapparella: la parete nord del Civetta è resa ancor più scura, dal sole che sta nascendo, dietro, in Val Zoldana. Da otto anni ho un’ abitazione in affitto, sopra Mares frazione di Caprile.  Le finestre della casa,  sono poste, di fronte alla maestosa parete nord del Civetta. La decantata muraglia, che assomiglia a un grande organo a canne, al mattino prende varie  intonazioni di grigi, con striature nere: Essa incute timore, perché è cupa e ombrosa. Al pomeriggio, il sole, l’accende di colori che vanno dal giallo caldo, all’arancione, e nelle ombre di colore rosso mattone. Verso sera, s’infuoca, poi diventa rossa amaranto per fine con un colore enrosadira. In tutte le stagioni e affascinante, catalizzante, magnifica. La vista spazia dalla torre Coldai alle punte dei Cantoni di Pelsa. E’: “La parete delle pareti”.  Molte volte,  ozio sul terrazzo e traccio mentalmente, con il libro guida in mano, tutte le possibili vie che sono state aperte lungo questa muraglia.
Finalmente la casa si sveglia. Arrivano gli amici; si presentano con poco entusiasmo di far qualcosa, anche se la giornata si presenta stupenda. Universalmente, vogliono fare un giorno di riposo, per andare poi, a pranzo, al rifugio Migon.                                                                                                                                                                                                                                             Con irritazione e impulsività, salgo in auto dopo aver preso: imbrago, corda, scarpette e rinvii.
Non so, dove andare, cosa fare. Dirigo il mezzo, verso la strada che porta ad Arabba.
Arrivato all’incrocio, svolto senza pensarci a sinistra per il passo Pordoi.  A destra verso il passo Falzarego, c’è una lunga colonna d’auto che sbuffa verso Andraz mentre la strada per Arabba è libera.
Al valico, mi si presenta il bel panorama verso la Val di Fassa. La giornata è stupenda. Sfortunatamente la strada che porta a Canazei pullula di auto. Siamo in agosto. E’ difficilissimo, ad un certo orario, spostarsi con l’auto. Solamente con la moto si può avanzare più velocemente, dribblando tra gli autoveicoli  infuocati.
Scendo per un chilometro e svolto a destra, per  la statale, incredibilmente  libera da autovetture, che porta al Passo Sella.
Al passo, si eleva il possente gruppo del Sassolungo. Lo spigolo Nord, verso Selva Val Gardena si staglia verso il cielo color cobalto.
Decido di andare a vedere da più vicino.
Ho necessità di identificare un paesaggio tranquillo, sereno e quieto.
Mi spunta l’idea di salire lo spigolo.
Dispongo lo zainetto d’arrampicata, seleziono il materiale di  arrampicata, e corro per il sentiero che porta al rifugio Emilio Comici.
Poco prima del rifugio già calcato da escursionisti e vacanzieri, risalgo, per un altro sentierino, il ghiaione che porta all’attacco dello spigolo nord.
Mentre affronto l’erto sentiero, rievoco un giudizio scritto da R. Messner nel suo libro “ 7° grado”. Egli, considerava la salita dello spigolo, un’ottima scalata per vedere se era in forma.
Alle 10,25, arrivo all’attacco della via. Per terra ci sono mozziconi di sigarette e una lattina; la roccia è consumata dalle numerose cordate che si sono cimentate ad affrontare la via dello spigolo.
Vedo, sopra di me, una cordata. E’ composta da tre alpinisti; il primo di cordata sta iniziando l’attraversata della parete a forma di mezzaluna, verso destra.
Data l’ora, ho la consapevolezza di aver preso una decisione, azzardata, per affrontare questi 980 metri , soprattutto per quanto riguarda la discesa che è lunga e complicata.
Il tempo lo danno bello.
Sono ben allenato, ho la giusta tranquillità psicologica. La voglia d’arrampicare, mi da motivo, di poter riuscire tranquillamente ad affrontare, la lunga ascensione. In libera, sono più veloce, anche se affrontare una arrampicata in solitaria è da incosciente e da egotista.  Però, è nello stesso tempo, l’espressione e la realtà alpinistica più bella, più affascinante, più indescrivibile, più emozionante; si arrampica per amore della montagna con l’anima. La discesa dalla cima del Sassolungo la conosco a memoria perché salite per ben tre volte in salita con amici e da solo.
Parto.
Salgo rapidamente il camino d’attacco. Risalgo, il testone roccioso e lo stretto canale. Le difficoltà non superano il terzo grado, la roccia è buona, appigliata. La salita è logica ed evidente. Impossibile andar fuori via. Si riconoscono bene appigli e appoggi, dovuti dall’usura delle ripetizione, di alpinisti, che hanno salito la via.
Arrampico, ora in diagonale, all’interno del diedro aperto, formato dagli strapiombi incombenti sulla sinistra. Arrivo alla parete a forma di mezzaluna.
Mi fermo a dissetarmi, bevendo su un rivolo d’acqua che scorre lungo la parete; è bella fresca!
Fin d’ora, l’arrampicata si è rilevata, bella e interessante.  Ora l’itinerario si fa più difficile.
Guardo giù e vedo i tettucci delle auto emanare onde di calore. Esse, invadono Selva Val Gardena.                                                                                                                                                       Dall’arrivo della Dantercepis, si distinguono due processioni, formate da escursionisti che ne scendono l’omonima pista.
Scorgo l’imbocco dell’inizio della Vallunga.
Ho un pensiero  rivolto al grande alpinista Emilio Comici.
“L’angelo delle Dolomiti”.
Da anni, ai piedi della parete di roccia “Parëi de Ciampac” (Vallunga), un po’ nascosto, si trova un monumento scolpito nel legno in memoria del grande alpinista Emilio Comici, caduto proprio da quella parete nel 1940.  Il 10 ottobre 2010, a Selva Val Gardena, presso la “Baita Ciampac” ai piedi dell’omonima parete rocciosa, a ricordo dei settant’anni dalla morte “dell’angelo delle Dolomiti”, è stato fatto inaugurato un altro monumento bronzeo, modellato sulla prima statua lignea, dal gardenese Tita Demetz negli anni ‘90. Non senza polemiche, alla cerimonia erano presenti: i vertici nazionali del CAI e delegazioni di più parti d’Italia, Accademici CAI, Guide Alpine, le Scuole di Alpinismo, alpinisti di fama  e autorità

scultura bronzea, dedicata al grande alpinista Emilio Comici
Emilio Comici, fu podestà del Comune di Selva Gardena fra il 1938 ed il 1940, dove aveva trovato lavoro come direttore della scuola di sci. Egli. ha traccaito oltre 200 prime ascensioni tra le più ardue e belle pareti delle Dolomiti. Proprio su un guglia del Sassolungo, Emilio Comici, ha aperto una via logica, dritta come una caduta di una goccia d’acqua. Oggi essa  viene chiamata, Campanile Comici o “Salame di Comici”. L’acrobata, ha aperto una stupenda via, e tuttora è una salita classica; tra le più apprezzate e salite nelle Dolomiti.
Inizio ad attraversare verso destra trovando delle difficoltà di terzo superiore, per poi passare sulla grande placca, che presenta passaggi di quarto grado.
Arrampico sempre sulla destra fino ad arrivare al culmine del torrione e arrivo alla base del passaggio noto che è chiamato “Pichiwate”.
Ho impiegato un’ora e dieci minuti per salire 650 metri, che erano i più agevoli.
Incontro la cordata, guidata da una guida.
“Buongiorno”.
Nessuna risposta.
Insisto: “Grussgott”.
Silenzio.
“Merda”. Riparto.
Non è la prima volta che mi succede. Esaminano la mia presenza, la mia scelta di arrampicare in libera, sempre, con l’aria piena di punti interrogativi, di pregiudizi e di critica.
Sopra, mi attende il passaggio chiave.
Una traversata di quarto grado inferiore mi porta a un camino giallo, unto.
Il libro guida evidenzia, questo passaggio, con difficoltà di quarto superiore.
Io, ritengo che sia di quinto inferiore.
Il camino diedro, si fa più liscio e più unto.
Il battiti del cuore, martellano veloci .
Decido di salire esternamente, contrapponendomi su per entrambi le pareti ai bordi del camino: almeno la roccia è più pulita.
La mano destra afferra la lama esterna destra, del bordo del camino e con le dita della mano sinistra cerco di avvertire, al tatto, delle asperità sul lato opposto.
Con calma e lentamente supero quest’ostacolo.
Il giorno dopo, nello sfogliare altre relazioni, mi danno ragione della mia valutazione riscontrata.
Salgo ancora una serie di camini fino ad arrivare a un intaglio.
Sorpresa!
C’è molta neve sulla facile, gradinata cresta, che porta alla sommità del Sassolungo.
Scorgo delle tracce, circa venti metri più giù.
Le seguo, e in breve salendo su per rocce frastagliate, sono in cima al Sassolungo a quota 3181 metri.

L’ascensione è stata molto gratificante; essa mi ha impegnato per due ore e quarantacinque minuti.
Ora mi godo il panorama che è  meraviglioso, incantevole.
Vicino si svettano le cime: Punte delle Cinque Dita, la Punta Grohmann, la Torre Innerkofler, il Dente del Sassolungo, la Cima Dantersass, il Sassopiatto, lo Spallone del Sassolungo.
In piedi, roteando a 360 gradi, distinguo i principali gruppi delle Dolomiti: le Odle, il gruppo del Sella, il gruppo del Catinaccio, la Marmolada, il regno dei Fanis, il gruppo del Civetta, le Tofane, le Pale di san Martino, il gruppo di Brenta. In basso, la Val di Fassa e la Val Gardena.
Di più non si può desiderare.
Mangio un panino e una cornacchia mi fa compagnia.

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