Con due guide al "Salame di Comici" o Campanile di Emilio Comici.
26 Agosto 1993. Ci
svegliamo alle quattro del mattino, dopo aver fatto colazione, nel
silenzio della Casa alpina di Canazei dove siamo stati ospiti grazie a
Stefano Malgarotto. Appena usciti dalla porta, la temperatura, ci
sveglia di soprassalto + 8 gradi, non male per essere in agosto. Dopo
mezz’ora, con l’auto, giungiamo al Passo Sella. E’ ancora molto buio e
non si riesce a visualizzare il sentiero che porta all’attacco del
“Salame” o Campanile di Comici. Come possiamo, distendiamo le nostre
membra all’interno dell’auto, attendendo le prime luci dell’alba.
”Porco cane” Nane e Monica, riprendono immediatamente il sonno lasciato
tra le coltri di Canazei. Io sono sveglio come un grillo e agitato.
Penso a tutto l’allenamento, alle rinunce di succulenti cibi per portare
il mio fisico in forma, pronto, ad affrontare tranquillamente la via
del Grande Maestro, Emilio Comici. L’acrobata triestino, il signore del
6° grado l’ ha tracciata, facendone divenire una classica. Una delle
più belle imprese alpinistiche eseguite da questo formidabile alpinista,
nelle nostre Dolomiti.
Finalmente giungono la prima luce dell’ aurora e poi quella del mattino. “Ragazzi, dai forza!” urlo “Svegliatevi”. Non ci sto nella pelle. Da circa un’ora saliamo il sentiero che conduce all’attacco della via. Saliamo e superiamo, velocemente in libera, lo zoccolo del campanile, contenti.
Non abbiamo trovato nessuna cordata, la giornata si annuncia stupenda. Giungiamo all’ attacco, alla base della via.
Rimaniamo
a bocca aperta. La verticalità della parete è impressionante e sembra
impossibile che ci possa essere un tracciato che possa superare questo
muro. Nane, guida alpina, Monica, anch’essa guida, e il sottoscritto ci
vestiamo e ci abbardiamo di tutto il materiale necessario per la
scalata. Il primo tiro di corda, inizia subito, con una attraversata
verso destra e le difficoltà sono sostenute, un bel 5° grado che diviene
5°+ . La roccia è fredda, si presenta molto compatta. E’ impossibile
mettere un chiodo. I giorni precedenti, avevi letto il libro di
Severino Casara “Il vero arrampicatore”. Egli scrisse in relazione a
questo passaggio: “Lo vidi superare per pressione una fessura verticale,
e poi traversare orizzontalmente a destra in pieno vuoto e su parete
strapiombante.
A metà traversata gli gridai di piantare un chiodo di
sicurezza, ed egli, per accontentarmi, ne estrasse uno piccolissimo dal
taschino riuscendo a fissarlo con molta fatica. Vi innestò il
moschettone passandovi la corda, mentre io tiravo un sospiro di
sollievo. Compiuta la traversata si fermò su un buon posto, ma quando mi
mossi per raggiungerlo, il chiodo uscì fuori dalla roccia e col
moschettone scese cantando lungo la corda e fermandosi alla mia cintola.
“Ma che razza di chiodo hai piantati” gli gridai furente. “L’hai voluto
tu” Candidamente mi rispose: “Era un chiodo morale!”.
Nane
sta affrontando la stessa fessurina di 5° e la traversata molto
delicata di 6°. Procede molto cautamente ma con tranquillità e sicurezza
di guida, che sa esattamente come procedere. Sotto si se, l’esposizione
è impressionante. Arriva alla sosta dove trova due chiodi malsicuri.
Non abbiamo tanta voglia di scambiare le nostre impressioni. Siamo
consapevoli, ora, delle difficoltà oggettive della parete. Si continua
salire per una fessura diedro. Si incontrano più chiodi e questo ci
segnala
che l’ascensione sarà sempre più diffide, esposta. La
verticalità della roccia leggermente strapiombante porta, le corde, a
non toccare la parete. Ora si prosegue lungo una fessura strapiombante.
Nane la studia minutamente, calcola la distanza degli appigli e degli
appoggi e sopratutto valuta il possesso delle sue forze per superare
quel tratto estremamente difficile. forze. Tocca a me salire. Chiedo di
avere la corda più tesa. Il tiro è di 6°+
. Psicologicamente mi sento
sicuro e certo di superare il tratto strapiombante. Stupidamente mi
attacco ad un cordino.
“Stupido che sei” mi dico. Nel farlo mi stacco
ancor di più dalla parete e mi sento proiettato nel vuoto. Afferro al
volo un micro appiglio all’interno della fessura. Le corde di recupero
sono distanti di un metro e mezzo dalla parete. Con larga spaccata, in
opposizione riesco imprimere e contrarre il muscolo della gamba
sinistra. mi innalzo con la destra e con due movimenti atletici riesco a
superare lo strapiombo che intravvedo in mezzo alle gambe: Mi esalto e
urlo di soddisfazione. Per una cavolaia compromettevo l’ascensione. La
via è un vero capolavoro di Emilio Comici.
Scorgo l’imbocco dell’inizio della Vallunga. Da
anni, ai piedi della parete di roccia “Parëi de Ciampac” (Vallunga), un
po’ nascosto, si trova un monumento scolpito nel legno in memoria del
grande alpinista Emilio Comici, caduto proprio da quella parete nel
1940. Il 10 ottobre 2010, a Selva Val Gardena, presso la “Baita
Ciampac” ai piedi dell’omonima parete rocciosa, a ricordo dei
settant’anni dalla morte “dell’angelo delle Dolomiti”, è stato fatto
inaugurato un altro monumento bronzeo, modellato sulla prima statua
lignea, dal gardenese Tita Demetz negli anni ‘90. Non senza polemiche,
alla cerimonia erano presenti: i vertici nazionali del CAI e delegazioni
di più parti d’Italia, Accademici CAI, Guide Alpine, le Scuole di
Alpinismo, alpinisti di fama e autorità.
scultura bronzea, dedicata al grande alpinista Emilio Comici. Emilio
Comici, fu podestà del Comune di Selva Gardena fra il 1938 ed il 1940,
dove aveva trovato lavoro come direttore della scuola di sci. Egli.
ha traccaito oltre 200 prime ascensioni tra le più ardue e belle pareti
delle Dolomiti. Proprio su un guglia del Sassolungo, Emilio Comici, ha
aperto una via logica, dritta come una caduta di una goccia d’acqua.
Oggi essa viene chiamata, Campanile Comici o “Salame di Comici”.
L’acrobata, ha aperto una stupenda via, e tuttora è una salita classica;
tra le più apprezzate e salite nelle Dolomiti. Il
percorso è dritto come una goccia d’acqua che cade dall’alto. Al sesto
tiro di corda eseguiamo una traversata a sinistra, raggiungendo la
nicchia di bivacco dei primi salitori. Troviamo il libro di via.
Firmo
per tutti e tre. Un’altra attraversata, verso destra, ci fa capire che
le difficoltà non si sono esaurite. Incontriamo all’ottavo tiro di
corda una placca liscia. La sua sua salita è molto delicata. Nane sale
come un gatto, rapinato come una lucertola a causa che appigli e appoggi
suonano con tono non poco rassicurante rimanendo con difficoltà sempre
di 5° +. Il Nanne in battuta verso di me: “Sai sempre scegliere bene le
vie da salire”. La Monica in silenzio segue il marito e controlla che
metta sempre un rinvio sicuro. Non deve accennare di mettere rinvii
psicologici. Finalmente troviamo nuovamente la roccia più compatta e
solida. Ci troviamo ad affrontare un camino diedro che sembra essere
meno difficile, così dice anche la descrizione della guida Dinoia. E’
solamente nostra interpretazione; ci attendono altri sette metri di 6°
grado. Finalmente quando arriviamo all’ undicesimo tiro di corda il
terreno diventa più facile.
Giungiamo rapidamente alle rocce terminali
che ci portano in cima nane, mi da l’onore di fare l’ ultimo tiro di
corda.
In cima, ci abbracciamo per la gioia, la vittoria, la bellissima giornata trascorsa a superare questa stupenda parete del “Salame ” di Comici. Oggi ho affrontato, nel silenzio dei monti, una parete che da anni volevo salire. Penso che sia, una delle più belle ascensioni fatte nelle Dolomiti. L’ascensione, è stata gratificante, anche per aver avuto due guide amiche come il Nane e la Monica. Due guide che ti fanno riscoprire l’amicizia e l’amore per la montagna. |