Dal libro: “Tra il silenzio delle pareti”.
Da molti anni, per motivi di lavoro, famiglia e tempo non vengo ad arrampicare al gruppo di Brenta. Ho lasciato questo bellissimo gruppo nel lontano 1978. Le ardite cime, guglie, campanili, mi hanno visto per ben sette anni consecutivi, scalare lungo le loro pareti. Ora corre l’anno 2002 e dopo ventiquattro anni, riabbraccio i ricordi, le mie esperienze, la vivacità della vita spensierata giovanile.
Sono solo; da due anni arrampico in libera. Una scelta maturata dopo vicissitudini negative, in parete, con vari compagni di cordata.Come al solito non ho fatto nessun programma. L’auto, che ho lasciato giù a Vallesinella, mi ha riportato in questo magnifico gruppo montuoso.
Pian piano, mentre salgo il sentiero che mi porta al rifugio, mi fisso, di fare la Preuss al campanile Basso.
<<…Il giorno dopo, carico di entusiasmo, parto dal rifugio
Brentei, per salire la via Preuss al Campanile Basso. Stranamente e per
fortuna non trovo nessuno, lungo la ferrata che mi porta all'attacco.
Salgo la parete Pooli, attraverso la parte Est del campanile e dopo aver
salito il camino di sinistra a Y mi trovo in breve allo "Stradone
Principale" e quindi all'attacco della via Preuss.
La via si alza per 110 mt. lungo la parete Est baciata dal sole. Essa è ben visibile dalla Val Massodi e da Andalo.
Da anni voglio scalare la parete Est, per la via Preuss. L' ascensione,
anche se breve, è una classica; mi sento piccolo nei confronti
dell'uomo, che nel 1911, con tranquillità, in libera, ha tracciato per
la prima volta, questo bellissimo itinerario.
Inizio a salire. Intravvedo dei chiodi arrugginiti con dei cordini
penzolanti. Ormai, le numerose cordate che si susseguono per la
ripetizione di questa bellissima via, lasciano e mettono di tutto.
Eseguo, la spaccata, per raggiungere la caratteristica macchia gialla.
Sotto ai miei piedi, si espande un salto vertiginoso di 350 mt. che
strapiomba sopra le ghiaie della Val Massodi.
Provo eccitazione, un brivido di esaltazione, gioia, non ho parole per
quanto mi diverto e per descrivere quello che provo. Dopo aver superato
un tettuccio, per mezzo di una piccola fessura (passaggio chiave)
raggiungo in breve la base del camino terminale. Che bello essere qui,
solo, lontano dalla quotidianità e dai rumori della valle. La montagna
ti porta gioia nel cuore e ti fa trovare te stesso.
E' la prima arrampicata in libera di V° che eseguo. Dentro di me provo
una forte trepidazione, non per la difficoltà della via, ma per il
prestigio dell'itinerario. Sono tranquillo, felice, solo con me stesso.
Riprendo a salire la fessura camino terminale e in breve raggiungo la
cima del campanile. Guardo, estasiato il panorama che mi circonda e nel
silenzio dell'alpe, ricordo i due amici che sono saliti con me alla cima
di questo bel campanile.
Prendo la guida , Dolomiti del Brenta, che l'amica Luciana Zilio,
compagna di molte cordate, prematuramente scomparsa per un male
incurabile mi ha regalato. Al suo interno, ho scritto la data della
salita alla via Fehrmann al Basso, fatta con Luigi Visentin, “gigio”.
Lui, è deceduto in Himalaya, sul monte Tilicho, nel 1992, travolto da
una slavina. Il destino me li ha tolti come amici, ma nel mio cuore non
si cancellerà mai il loro ricordo, la loro passione e gioia nel salire
le pareti rocciose, il loro canto libero quanto eravamo in cima.
Arrampicata
di eccezionale eleganza e della massima esposizione, su roccia, ottima,
che percorre la stretta parete grigia che si alza verticale sopra la
cengia dello “stradone provinciale” e che sale la verticale parete Est
del Campanile Basso.
La Preuss al Campanile è un vero capolavoro dell’arrampicata per l’importanza memorabile del percorso.
Come
si comprende dal nome, la via è dovuta all’impresa del grande scalatore
austriaco Paul Preuss. Per primo ha salito questo itinerario da solo,
slegato il 28 luglio 1911 in due ore, con la sorella che aspettava sullo
Stradone Provinciale – la cengia che spacca quasi interamente il
Campanile.
La
salita, annientò qualsiasi forma alpinistica del tempo, anticipando, il
comportamento della libera di quasi un secolo, al punto che Paul Preuss
può essere definito il primo Free Climber della storia.
Per
capire il valore e il peso di questa scalata basta pensare lo scalpore
provocato il giorno dopo: Praticamente, l’impresa , lascia sgomenti
tutti gli alpinisti del tempo. Si può affermare che con Preuss, con il
suo modo di vivere la montagna, nasce il moderno concetto
dell’arrampicata sportiva. Le
sue teorie sono criticate aspramente dai suoi contemporanei che si
battono, per lo più, per un uso logico dei chiodi da roccia. Credono,
infatti, che siano irrinunciabili per la sicurezza durante le scalate,
ma che possano essere evitati come mezzi di progressione.
Provocatoriamente Preuss pubblica su una rivista specializzata le sue sei regole per lo scalatore che recitano:
- Non basta essere all’altezza delle difficoltà che si affrontano, bisogna essere superiori ad esse.
- La misura delle difficoltà che uno scalatore può affrontare in discesa, con sicura e piena coscienza delle proprie capacità, deve rappresentare l’estremo limite delle difficoltà da lui affrontate in salita.
- L’impiego di mezzi artificiali trova giustificazione solo in caso di pericolo incombente.
- Il chiodo da roccia deve essere un rimedio di emergenza, e non il fondamento del proprio sistema di arrampicata.
- La corda può essere una facilitazione, ma non il mezzo indispensabile per effettuare una scalata.
Tra
i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza
che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile,
bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi
con una corretta valutazione delle proprie capacità.
Ai
giorni d’oggi l’impresa di Preuss può essere paragonata alla salita in
free solo di Hansjörg Auer sul Pesce in Marmolada compiuta il 23 maggio
2007: un altro incredibile, sensazionale salto nel futuro che proietta
il mondo dell’alpinismo in un’epoca ancora troppo lontana per gli
standard contemporanei.Preuss
si può considerare come il padre spirituale e l’antesignano del moderno
free climbing. Tuttavia la sua etica intransigente, gli costò la vita:
nel 1913 precipitò dallo spigolo Nord del Mandlkogel, sulle Alpi
austriache, durante una prima in libera e in solitaria. Il suo corpo fu
ritrovato dieci giorni dopo coperto dalla neve. Da quella prima storica
ascensione sul Campanile Basso è trascorso più di un secolo: le cordate
che l’hanno conquistato si contano oggi a migliaia.http://paretiverticali.it/ViaPreussAlCampanileBasso.htm
Nessun commento:
Posta un commento