sabato 4 febbraio 2012

La via Preuss al Campanile Basso






Dal libro: “Tra il silenzio delle pareti”.


Da molti anni, per motivi di lavoro, famiglia e tempo non vengo ad arrampicare al gruppo di Brenta. Ho lasciato questo bellissimo gruppo nel lontano 1978.  Le ardite cime, guglie, campanili, mi hanno visto per ben sette anni consecutivi, scalare lungo le loro pareti. Ora corre l’anno 2002 e dopo ventiquattro anni, riabbraccio i ricordi, le mie esperienze, la vivacità della vita spensierata giovanile.


Sono solo; da due anni arrampico in libera. Una scelta maturata dopo vicissitudini negative, in parete, con vari compagni di cordata.Come al solito non ho fatto nessun programma. L’auto, che ho lasciato giù a Vallesinella, mi ha riportato  in questo magnifico gruppo montuoso.

Pian piano, mentre salgo il sentiero che mi porta al rifugio, mi fisso, di fare la Preuss al campanile Basso.

<<…Il giorno dopo, carico di entusiasmo, parto dal rifugio Brentei, per salire la via Preuss al Campanile Basso. Stranamente e per fortuna non trovo nessuno, lungo la ferrata che mi porta all'attacco. Salgo la parete Pooli, attraverso la parte Est del campanile e dopo aver salito il camino di sinistra a Y mi trovo in breve allo "Stradone Principale" e quindi all'attacco della via Preuss. 
La via si alza per 110 mt. lungo la parete Est baciata dal sole. Essa è ben visibile dalla Val Massodi e da Andalo.
Da anni voglio scalare la parete Est, per la via Preuss. L' ascensione, anche se breve, è una classica; mi sento piccolo nei confronti dell'uomo, che nel 1911, con tranquillità, in libera, ha tracciato per la prima volta, questo bellissimo itinerario.
Inizio a salire. Intravvedo dei chiodi arrugginiti con dei cordini penzolanti. Ormai, le numerose cordate che si susseguono per la ripetizione di questa bellissima via, lasciano e mettono di tutto. Eseguo, la spaccata, per raggiungere la caratteristica macchia gialla. Sotto ai miei piedi, si espande un salto vertiginoso di 350 mt. che strapiomba sopra le ghiaie della Val Massodi.
Provo eccitazione, un brivido di esaltazione, gioia, non ho parole per quanto mi diverto e per descrivere quello che provo. Dopo aver superato un tettuccio, per mezzo di una piccola fessura (passaggio chiave) raggiungo in breve la base del camino terminale. Che bello essere qui, solo, lontano dalla quotidianità e dai rumori della valle. La montagna ti porta gioia nel cuore e ti fa trovare te stesso.
E' la prima arrampicata in libera di V° che eseguo. Dentro di me provo una forte trepidazione, non per la difficoltà della via, ma per il prestigio dell'itinerario. Sono tranquillo, felice, solo con me stesso. Riprendo a salire la fessura camino terminale e in breve raggiungo la cima del campanile. Guardo, estasiato il panorama che mi circonda e nel silenzio dell'alpe, ricordo i due amici che sono saliti con me alla cima di questo bel campanile.
Prendo la guida , Dolomiti del Brenta, che l'amica Luciana Zilio, compagna di molte cordate, prematuramente scomparsa per un male incurabile mi ha regalato. Al suo interno, ho scritto la data della salita alla via Fehrmann al Basso, fatta con Luigi Visentin, “gigio”. Lui, è deceduto in Himalaya, sul monte Tilicho, nel 1992, travolto da una slavina. Il destino me li ha tolti come amici, ma nel mio cuore non si cancellerà mai il loro ricordo, la loro passione e gioia nel salire le pareti rocciose, il loro canto libero quanto eravamo in cima.
Arrampicata di eccezionale eleganza e della massima esposizione, su roccia, ottima, che percorre la stretta parete grigia che si alza verticale sopra la cengia dello “stradone provinciale”  e che sale la verticale parete Est del Campanile Basso.

La Preuss al Campanile è un vero capolavoro dell’arrampicata per l’importanza memorabile del percorso.
Come si comprende dal nome, la via è dovuta all’impresa del grande scalatore austriaco Paul Preuss. Per primo ha salito questo itinerario da solo, slegato il 28 luglio 1911 in due ore, con la sorella che aspettava sullo Stradone Provinciale – la cengia che spacca quasi interamente il Campanile.
La salita, annientò qualsiasi forma alpinistica del tempo, anticipando, il comportamento della libera di quasi un secolo, al punto che Paul Preuss può essere definito il primo Free Climber della storia.
Per capire il valore e il peso di questa scalata basta pensare lo scalpore provocato il giorno dopo: Praticamente, l’impresa , lascia sgomenti tutti gli alpinisti del tempo. Si può affermare che con Preuss, con il suo modo di vivere la montagna, nasce il moderno concetto dell’arrampicata sportiva. Le sue teorie sono criticate aspramente dai suoi contemporanei che si battono, per lo più, per un uso logico dei chiodi da roccia. Credono, infatti, che siano irrinunciabili per la sicurezza durante le scalate, ma che possano essere evitati come mezzi di progressione.
Provocatoriamente Preuss pubblica su una rivista specializzata le sue sei regole per lo scalatore che recitano:
  1. Non basta essere all’altezza delle difficoltà che si affrontano, bisogna essere superiori ad esse.
  2. La misura delle difficoltà che uno scalatore può affrontare in discesa, con sicura e piena coscienza delle proprie capacità, deve rappresentare l’estremo limite delle difficoltà da lui affrontate in salita.
  3. L’impiego di mezzi artificiali trova giustificazione solo in caso di pericolo incombente.
  4. Il chiodo da roccia deve essere un rimedio di emergenza, e non il fondamento del proprio sistema di arrampicata.
  5. La corda può essere una facilitazione, ma non il mezzo indispensabile per effettuare una scalata.
Tra i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile, bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi con una corretta valutazione delle proprie capacità.
Ai giorni d’oggi l’impresa di Preuss può essere paragonata alla salita in free solo di Hansjörg Auer sul Pesce in Marmolada compiuta il 23 maggio 2007: un altro incredibile, sensazionale salto nel futuro che proietta il mondo dell’alpinismo in un’epoca ancora troppo lontana per gli standard contemporanei.Preuss si può considerare come il padre spirituale e l’antesignano del moderno free climbing. Tuttavia la sua etica intransigente, gli costò la vita: nel 1913 precipitò dallo spigolo Nord del Mandlkogel, sulle Alpi austriache, durante una prima in libera e in solitaria. Il suo corpo fu ritrovato dieci giorni dopo coperto dalla neve. Da quella prima storica ascensione sul Campanile Basso è trascorso più di un secolo: le cordate che l’hanno conquistato si contano oggi a migliaia.http://paretiverticali.it/ViaPreussAlCampanileBasso.htm

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