lunedì 6 febbraio 2012

Con l'amico Nane al Piz Ciavazes



Con l'amico Nane al Piz Ciavazes

„ VIA ROBERTA E DIEDRO BUHL

PREFAZIONE:
Prefazione:
Hermann Buhl e Walter Streng aprirono nel 1949, una via diretta , della via Micheluzzi, tracciando una importante scalata, con un' arrampicata impegnative e sostenuta, che supera l'evidente diedro giallo sottostante la "cengia dei camosci" Dislivello 170 mt. Ddifficoltà: VI°.
La via Buhl, coniugata con la prima parte con la via "Roberta '83", aperta da: Luigi Felicetti e Roberto Platter nell'estate del 1983, 90 mt. di VI° e VI°+, compongono un'ascensione molto bella, varia, con roccia ottima.

DESCRIZIONE:
DAL LIBRO: “TRA IL SILENZIO DELLE PARETI”.
Con l'amico Nane al Piz Ciavazes: "Via Roberta e diedro Buhl".
Luglio 2001
Nella mia mente, ci sono molte ascensioni che desidero fare.
L'amico e compagno di cordata, Maurizio Venzo, chiamato dagli amici "Nane", da molti anni, ha conseguito il patentino di guida alpina e ora, con i clienti da portare in escursioni o arrampicate, non ha più tempo di arrampicare con me; appena si presenta l'occasione di una sua disponibilità, ne approfitto immediatamente.
Più volte, il Piz Ciavazes, mi ha visto affrontare la parete sud lungo i tracciati classici come: lo spigolo Italia 61, La via Rossi, la via Micheluzzi, la via Schubert, la piccola Micheluzzi, la via Irma, la via della Rampa, lo spigolo Abram, con compagni di cordata o in libera e, nel farlo o nell'avvicinamento, mi ha sempre colpito e impressionato il diedro che taglia verticalmente la parete centrale.
Il tracciato aperto da Buhl mi ha sempre intimorito e nello stesso tempo mi esaltava nel volerlo fare, tanto da rimandare anno dopo anno la sua scalata.
Come sempre, queste impegnative ascensioni, le eseguo, partendo al mattino presto, prendendo il ferry-boat dall' isola del Lido di Venezia, per terminarle nella serata stessa con il mio ritorno al ferry-boat e quindi a casa.
Da anni, con l'amico "Nane", ci conosciamo; abbiamo trovato quell' amicizia e sicronia che ci accumuna nell'affrontare la montagna con sicurezza, divertendoci, e canticchiando canti di montagna lungo la salita, anche se lui, è notevolmente stonato e, come sempre, decidiamo all'ultimo momento l'itinerario; certe volte solamente alla base della parete.
"Ohhi!!! Bepi hai finito di sognare!" La voce dell'amico Nane, mi sveglia dal torpore del viaggio e del sonno. Siamo giunti alla piazzola di sosta per l'auto, sopra di noi incombe l'alta parete sud del Piz Ciavazes.
La parete Sud, si presenta imponente, slanciata, poderosa, movimentata: sempre battuta dal sole, e per il motivo del breve avvicinameto alle varie vie, è meta preferita, da numerosi gli alpinisti in tutte le stagioni.
Finalmente parliamo dell'ascensione da effettuare: "Bepi, ti vedo in forma e allora facciamo una bella diretta!".
Lo guardo con occhi interrogativi, ancora imbambolato all'interno dell'auto, ma ancor prima di ricevere la risposta, Nane, ha già iniziato a salire il sentiero.
Con imbrago sulla mano dx, corda sulla mano sinistra, zaino in spalla, lo raggiungo farfugliando di aspettarmi. Raggiungo l'amico, che mi chiarisce quello che intede fare: "Sai! per arrivare al diedro Buhl, facciamo una bella variante. E' più tecnica, ma ci divertiremo molto, perchè è aerea e leggermente difficilina".
"Tutto qui" rispondo, ma in me la curiosità della salita ha preso il sopravvento e la proposta del Nane mi affascina.
La traccia di sentiero ci porta all'attaco della via Micheluzzi. Ci sono due cordate, impegnate ad affrontare i primi tiri della via, sopra di noi e immediatamente ci mettiamo il casco in testa, in previsione di eventuali cadute di sassi. Seguiamo delle tracce di sentiero, leggermente a sinistra, fino ad arrivare all'attacco della via Roberta che inizia su una parete grigia nerastra.
Oggi non dobbiamo conquistare la montagna ma salirla con profonda umiltà; è la montagna che deve conquistare noi.
Guardo esterefatto il Nane; davanti abbiamo una placca levigata di circa 90 mt. che termina un po sotto ad un tetto giallo.
"Vogliamo scaldarci!", esclama.
Inizia a salire: diviene come una lucertola. Le sue mani, sono diventate due ventose, e i suoi piedi riescono ad aderire alle più piccole asperità della roccia: si muove elegantemente come un ballerino. Senza esitazione, s' innalza con calma e sicurezza, canticchiando stonatamente. Il vedere la sua progressione, mi infonde sicurezza necessaria perchè anch'io possa affrontare con disinvoltura l'impressionante parete.
Nane è un grade alpinista della montagna, un'acrobata della roccia e nella sua naturale semplicità, il vederlo progredire tranquillamente, sospeso nel vuoto, scioglie i più ardui problemi alpini con la serenità di un fanciullo.
"Quali difficoltà porta la via?" , chiedo timorosamente.
"Ma…mi sembra di ricordare da V°+ VI°, VI°a +; non ti preoccupare, se guardi bene c'è tutto da poter salire tranquillamente!".
Ho cambiato gli occhiali da poco, ma vedo davanti a me tutto liscio; mi affido solo all'incitazione rassicurante dell'amico. Finalmente, raggiunge il posto di sosta; noto che la corda fa difficoltà a toccare la roccia; essa le è vicina, solo, grazie ai rinvii che la trattengono.
-"Partiiii!"-
La linea verticale tra me e il Nane è impressionante. Alzo lo sguardo verso il compagmo, e guardingo inizio a salire.
Provo dentro, un'emozione forte che da tempo non coglievo; sto salendo con assulutà tranquillità e sicurezza.
Nel salire, divengo parte della roccia, della parete che mi avvolge. Ogni passaggio, lo supero con disinvoltura, facendomi gioire per la bella via, proposta e scelta dall'amico.
- "Alè Bepi!!! Non ti credevo a questi livelli. Ci faremo una meravigliosa ascensione!!!".
Ecco, il motivo, che voglio arrampicare sempre con lui; ogni suo commento è sicurezza e profonda amicizia.
Da due anni, arrampico in libera, anche se molti, a questa decisioni, hanno storto il naso. L' alpinismo solitario, pochi lo possono comprendere.
Quando arrampico da solo, spesse volte guardo giù nel vuoto, e canto per la gioia interna che mi pervade. Sono a tu per tu con la montagna e il suo fascino mi prente più acutamente nel mio animo facendomi provare senzazioni profonde.
L'isolamento, risveglia in me, emotività fino a quel momento assopite, e metto a nudo la mia efficienza fisica e psichica.
Debbo dire, che la padronanza acquisita con le vie fatte in libera, oggi, mi sta aiutando a dominare tranquillamente l'ascensione che sto facendo.
Tuttavia, sconsiglio a tutti, di intraprendere tale strada, perchè la vita è una cosa meravigliosa e vale la pena di viverla fino in fondo.

Raggiungo, raggiante, Nane al posto di sosta.
-"Ora i passaggi sono più delicati, ma se fruisci di tutti i piccoli buchi che incontri e fai aderire bene le scarpette, riesci con tranquillità a passare", mi suggerisce con disinvoltura il Nane.
Egli riparte; sale una placca nera, si innarca aderendo ancor di più con le scapette per dare maggior rendimento alla progressione, senza sprecare energie.
La variante per la via Roberta '83, è una scelta giusta; anzi per me, che prediligo la parete aperta è un terreno amico.
Giungiamo, qualche metro sotto al tetto ben visibile dall'attacco. La via, prosegue su dritta, affrontando direttamente lo strapiombo con difficolta di 7a+; noi con un traverso a destra di circa 40 metri che ci portiamo all'attacco della via Buhl.
Giungiamo ad una protuberanza rotonda gialla. il Nane, senza problemi la supera ed ora è il mio turno.

"Mamma mia, sono passati con la cera!", grido all'amico.
Incredibile!. Il traverso è talmente lucido, liscio e scivoloso che, se il libro guida di questo passaggio, descrive la difficoltà di IV°+, per me lo considero di V°+.
Le scarpette che non aderiscono come voglio io, e per procedre carico le braccia a sopportare completamente, il peso del mio corpo, tenendomi su appigli lucidi, e proseguendo, pronunciando epitteti scurili e pesanti.
Finalmente raggiungo il Nane alla base del diedro Buhl.
Il diedro, si staglia verso il cielo con tutta la sua importanza e bellezza; rimango senza parole, è impressionante.
Dobbiamo affrontare una scalata impegnativa e sostenuta, su roccia molto buona con difficoltà di V°+, e passaggi di VI° per centosessanta metri.
-"Bepi, all'acchio!"-
-"Vai tranquillo , non ti perdo un secondo dalla mia vista"-.
-"Vado"-
Gli rispondo con un accenno d'assenso.
Siamo riusciti, velocemente, a superare due cordate, sulla placca lucida e liscia.
Ora siamo soli e tranquilli. La costola sinistra del diedro ci nasconde dalle cordate che stanno salendo sotto di noi.
Tutto questo ci rende più uniti; arrampichiamo con la passione per la montagna.
I primi 40 metri li superiamo velocemente.
Ora Nane è impegnato a passare una strozzatura strapiombante del diedro. Riesco a percepire il suo impegno nel superare la difficoltà, nel sentire il suo iperventilare e sopratutto perchè ha cessato di cantare.
-"Ci siamo"- Penso.
Con attenzione seguo ogni suo movimento.
Sale come un serpente lungo la fessura diedro, poi con le mani incastrate al suo interno mette i piedi in spaccata, uno a destra e l'altro a sinistra sulle pareti opposte. Ora, inserisce il piede dx dentro la fessura e l'altro lo innalza fino al bacino. Con uno scatto felino, riesce ad agguantare un bell'appiglio. Tende l'avambraccio destro e con un urlo selvaggio di vittoria supera uno strapiombo del diedro, raggiungendo la sosta.
Ora è il mio turno.
Sono 40 metri di V°+ con un passaggio strapiombante di VI°; è il passaggio chiave della via.
Con calma, salgo in spaccata il diedro; mi accorgo, che riesco con scioltezza a innalzarmi.
Affronto il primo passaggio strapiombante, con estrema naturalezza; il Nane mette in tensione le corde.
Gli suggerisco di non farlo.
"Sono in perfetto equilibrio. Se tendi le corde, mi portano all'interno del diedro!".
Raggiungo il passaggio chiave.
Il Nane, ridendo, mi dice -"Buon divertimento".
Non gli do retta.
Con un'apertura spaventosa delle gambe, riesco ad eseguire una spaccata di circa un metro e trenta centimetri; le mani in opposizione su entrambi le pareti e, spudoratamente, raggiungo il Nane, con un largo sorriso.
-"Mi fai schifo"
Replica il nanerottolo.
Lui è alto un metro e cinquantotto centimetri, io un metro e ottantacinque. Gli rispondo che volevo vedere bene, cosa c'era tra le mie gambe e il vuoto.
Una parolaccia, una pacca sopra il casco mi fa capire, che non ha digerito la mia grazia nel superare il passagio.
-"Almeno una volta tanto, l'altezza, che serva a qualcosa!"- Gli dico ridendo.
Ora , il diedro, presenta un tiro di cinquanta metri con difficoltà continue di V°+ e un passaggio di VI°-.
Incredibilmente, lo affrontiamo di corsa.
Superiamo altri trenta metri, sempre di diedro e, raggiungiamo salendo per facili rocce la "Cengia dei Camosci".
Nel salire gli ultimi metri, ho un pensiero alla nostra amicizia insolubile.
Pochi sono alpinisti, migliaia posso esssere gli arrampicatori.
Quest'ultimi, praticano questo sport più con i muscoli che con intelletto.
Ci sono gare, rivalità, sponsor, clamore della stampa, primati e folla ma poi tutto passa; ci saranno altri primati, altre gare, rivalità. Il salire la montagna, arrampicare con l'alpinismo nel cuore non passerà mai; rimarrà sempre per semplicemente e unicamente per chi ama la montagna con umiltà.
Giuseppe Frison.

Gruppo Sassolungo e Piz Ciavazes-olio-'04 di giuseppe frison.www.arstvenice.com

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